È in famiglia, non a scuola, a nuoto, a danza o a calcio, il luogo in cui impariamo alcune tra le cose fondamentali della vita, quali la cura di sé, delle proprie cose, dei propri spazi, lo stile alimentare, cucinare, lavare, stirare, pulire… Eppure non ci pensiamo, o meglio spesso non pensiamo ad insegnarlo ai nostri figli.
Incontro molti genitori che difficilmente affidano mansioni domestiche ai figli, perchè li vedono già troppo oberati fra compiti scolastici ed attività extra-scolastiche, perchè immaginano che serva una grande organizzazione per farlo o perchè i figli non vogliono!
Ma i figli non vogliono perchè non sono stati educati a farlo!
Mi capita di ascoltare questa lamentela in particolare dalla bocca di genitori di adolescenti, che desiderano dal figlio una collaborazione domestica, talvolta anche solo prendersi cura dei propri spazi, ma non riescono ad ottenerlo.
Se un bambino è abituato già dai 5-6 anni a contribuire alla gestione familiare con piccoli compiti, quali rifare i letti, apparecchiare la tavola, aiutare a cucinare, annaffiare l’orto, passare l’aspirapolvere, buttare l’immondizia, caricare la lavastoviglie, tagliare l’erba… crescendo lo troverà un compito naturale da svolgere, come lavarsi i denti o farsi la doccia. Ciò non significa che lo farà sempre volentieri o che non sbufferà mai, significa che sbufferà, ma alla fine lo farà perchè sa che è compito suo.
Ma perchè è così importante affidare ai bambini compiti domestici? Per il loro futuro, affinché acquisiscano le autonomie fondamentali che la vita richiederà loro, e per la vita comunitaria; in una famiglia dove sempre più spesso lavorano sia papà che mamma è molto importante collaborare, aiutarsi reciprocamente, dare ognuno il proprio contributo per il benessere di tutti. Molti compiti inoltre stimolano tanti tipi di apprendimento diverso, pensiamo ad esempio l’apparecchiare la tavola per un bambino che si distrae facilmente, per farlo bene è necessaria una grande concentrazione: per quante persone apparecchiare? forchetta o cucchiaio? piatto fondo o liscio? e infine la fatidica domanda: cosa manca?
Come possiamo organizzarci per raggiungere questo obiettivo? Molto semplicemente stilando una piccola lista di mansioni da appendere in luogo visibile, ad inizio settimana ogni figlio andrà a controllare quale compito dovrà fare seguendo l’ordine con cui sono scritti. È importante che il compito sia portato avanti con continuità per tutta la settimana, e non segua l’onda dell’entusiasmo o del tempo a disposizione, per apprendere la costanza ed esercitare la responsabilità e l’impegno. Ben vengano le eccezioni, se rimangono eccezioni, ad esempio quando è presente un amico o un compagno di classe e i due bambini stanno facendo i compiti assieme o giocando. La domenica inseriamo il riposo, per trasmettere ai figli anche il sano senso della pausa dopo il lavoro.
Molto interessante è poi l’evoluzione della modalità di svolgimento di un compito in base all’età del bambino/ragazzo. Prendo ad esempio un compito che molti bambini apprezzano: aiutare a cucinare. Al bambino di 5-6 anni il genitore affida un piccolo compito specifico: tagliare frutta o verdura in piccoli pezzi, lavare l’insalata, farcire dei crostini; nel corso degli anni possiamo offrire uno spazio di autonomia sempre maggiore, finché il ragazzo adolescente arriverà a cercare una nuova ricetta e preparare un piatto completamente da solo, con annessa organizzazione di tempi e spazi, scelta degli ingredienti, di pentole e utensili necessari. Nel mezzo si trovano tanti piccoli passaggi intermedi da sperimentare. Altro passaggio importante, trasversale a tutti i compiti, è passare dalla dipendenza dall’adulto, per cui è il genitore che ricorda al figlio di svolgere il suo compito, all’autonomia, per cui il ragazzo ne diventa responsabile e si ricorda da solo di portarlo a termine. Il contributo che può dare un bambino, ancor più un ragazzo, non si esaurisce qui, può accadere che i genitori abbiano bisogno di un aiuto anche in altri momenti o che il ragazzo si proponga per lavori più impegnativi, ad esempio occuparsi di un giardino o un orto di grandi dimensioni, in cambio di una mancia.
Sarebbe molto importante che questa collaborazione fosse vissuta anche a scuola, e anche lì il bambino o il ragazzo trovasse un ambito in cui il suo contributo attivo è prezioso.
A tutto ciò, dai 9-10 anni, sarebbe bene unire qualche piccola commissione, almeno per chi abita in un contesto in cui si sente abbastanza tranquillo per farlo. Andare in cartoleria ad acquistare il materiale scolastico, dal barbiere, in biblioteca a prendere e restituire libri, acquistare il pane, sono piccole mansioni che gratificano il bambino facendolo sentire grande e lo fanno crescere davvero sotto vari aspetti: apprendere l’uso del denaro, imparare a muoversi nel proprio quartiere o paese e imparare a rapportarsi con gli altri in modo adeguato. Nel farlo il bambino si sente gratificato, acquisisce sicurezza e fiducia in sè stesso. Purtroppo incontro davvero pochi bambini che si muovono da soli nel loro contesto di vita. Perchè? Perchè i genitori hanno paura, temono che qualcuno li avvicini e faccia loro del male. Il paradosso è che i nostri figli sono più a rischio nella loro camera con lo smartphone in mano, dove più facilmente un adulto con cattive intenzioni può adescarli. Ma ancora fatichiamo ad esserne consapevoli.
Come possiamo realizzare tutto ciò? Con un po’ di impegno, fiducia e tenendo a freno ansie e paure.
Ne guadagneremo noi, che saremo sgravati di alcuni compiti, e ne guadagneranno i nostri figli, che avranno la possibilità di maturare e rendersi utili.